"Il vino è un valore reale che ci dà l'irreale"
Luigi Veronelli

martedì 3 aprile 2012

Es 2010: benvenuto nella Tradizione!

Il tema del giorno, costantemente dibattuto su ogni blog e forum, è il grande successo dell’Es 2010 al recente Vinitaly. Si parla di circa tremila visitatori allo stand di Gianfranco Fino in quattro giorni di manifestazione, con schiere di estimatori che ormai spuntano da ogni dove, preannunciate, lo scorso anno, dai massimi riconoscimenti attribuiti da tutte le maggiori Guide alla versione 2009 di questo incredibile Primitivo di Manduria.
Spazziamo subito il campo da ogni possibile fraintendimento: anch’io sono tra gli estimatori di un vino così straordinario; lo sono fin dalla prima ora e ne ho seguito estasiato l’evoluzione annata dopo annata.
A questo proposito e per ristabilire un poco di memoria storica (una facoltà che nel nostro Paese sembra mancare ai più), occorre sottolineare come il primo e forse più acceso ammiratore e sostenitore dell’Es fu – ma guarda un po’? – il “solito” Luigi Veronelli, che fin dalla prima annata prodotta (la 2004) ha saputo intuirne tutte le splendide potenzialità, premiandolo con il suo personalissimo “Sole” sulla Guida Oro I Vini di Veronelli edizione 2007.
Con questo, naturalmente, non voglio attribuire i meriti del grande successo dell’Es a Luigi Veronelli, perché tali meriti risiedono tutti nel talento e nella sensibilità di Gianfranco Fino, che partendo da un piccolo e vecchissimo vigneto ha saputo sviluppare un difficile progetto di qualità, portandolo al suo più naturale ma per nulla scontato esito: l’eccellenza.
Ciò che, infatti, mi colpisce ogni anno dell’Es è la sua costante crescita qualitativa, un climax che non è possibile attribuire semplicemente ai diversi andamenti climatici delle annate, quanto piuttosto – e ne sono convinto – alla sempre maggior sintonia e confidenza di Gianfranco Fino con il vitigno, ad una mano sempre più fine e calibrata sulla gestione di tutto il processo produttivo, dai vigneti alle pratiche di cantina per finire agli affinamenti.
Il Fino vignaiolo ha, insomma, una storia tutto sommato breve, ma sta imparando in fretta; un apprendistato che sembra ormai sfociato pienamente nel più nobile artigianato, come è puntualmente confermato ad ogni nuova annata.
E veniamo a questo Es 2010, star pressoché assoluta ed incontrastata del Vinitaly 2012.
Ebbene, si tratta di un vino che colpisce a fondo; e colpisce principalmente perché non è il solito Es, bensì una sua versione particolarmente “raffinata”.
Non che nelle annate precedenti l’Es fosse grezzo (anzi!), ma a mio parere aveva sempre giocato le sue carte sulla più immediata ed intensa espressività del vitigno, del Primitivo caldo, dolce e seducente di frutta e spezie mature, di densità e di suadenze, seppur sempre assistite da stimoli vitali e dinamici. Un vino, insomma, ricco e concentrato, che nella sua fenomenale espressività poteva al limite anche bastare a se stesso, appagando il degustatore con le sue mille e una cose da dire e da raccontare.
Sempre bellissimo in questa sua “opulenza” ben mostrata, offerta al degustatore con nitore e pulizia, forse però non rispondeva ancora appieno alle aspirazioni di Gianfranco Fino.
Credo davvero che sia così, altrimenti non mi spiegherei l’esito di quest’anno, che non può che scaturire da un percorso conseguente e coerente. Alle consuete forza, ricchezza, potenza, intensità e complessità, Es 2010 ha, infatti, aggiunto una dose di finezza ed eleganza superiori, quasi una maggior leggiadria ed equilibrio nella vena acida che ripulisce il sorso e bilancia con precisione i toni più maturi e pieni del frutto, donando un’eccezionale e fragrante bevibilità ad un vino che trova nel finale appena amaricante uno stimolo ulteriore alla beva. Ha ragione il mio amico Luciano alias Vignadelmar quando afferma che la 2010 è, per ora, la miglior versione di sempre dell’Es, perché col 2010 l’Es è finalmente entrato nella migliore Tradizione enoica italiana, quella che da sempre (a parte un’abbastanza recente e contrastata parentesi) vuole i nostri vini non fatti solo per essere degustati, ma concepiti in primo luogo per accompagnarci alla tavola, fedeli ed intimi compagni del Convivio, capaci di sottolineare i cibi più squisiti e le più ardite conversazioni con i loro illuminanti ma assai garbati, intonati e puntuali rilievi.
A questo punto, pensando al 2011, mi tremano i polsi…